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Le aziende ci vedono? | Talent’s Hits #9

Talenti

A volte il dubbio che le aziende soffrano di miopia o della sindrome dello “specchietto retrovisore”, ovvero dell’andare verso il futuro con lo sguardo rivolto al passato, ti viene.
Ed è quello che sembrano domandarsi i giovani ed i nativi digitali, quella generazione che è nata con lo smartphone incorporato nel pollice e che vedono il rapporto con la vita e con il lavoro in modo totalmente diverso, non solo dai loro genitori, ma anche solo dai loro fratelli maggiori.

Sono persone con capacità e motivazioni totalmente distanti e diverse nei confronti del lavoro. Non più disponibili, come lo era la generazione dei baby boomer a darsi all’azienda per la vita. Attratti piuttosto dall’ingaggio in esperienze e in progetti interessanti, che offrano opportunità di crescere e di imparare, questo sì, ma di legarsi per la vita, questo per favore no.

Il fondatore di LinkedIn Reid Hoffman ha coniato il termine “Tour of Duty” per descrivere questo nuovo contratto psicologico fra persona e azienda, che assomiglia molto di più ad un fidanzamento continuamente rinnovato che ad un contratto di matrimonio.

Ma dalla survey GSO emerge che la sensibilità delle aziende e soprattutto del Top Management a questa “diversità” dei giovani è ancora molto bassa. I Direttori HR interpellati dimostrano di esserne consapevoli e anche preoccupati, per una distorsione percettiva che fa pensare ai loro Top Manager di avere ancora in mano la bacchetta del comando, nei confronti di questi giovani talenti. Mentre non si rendono conto che il mondo è già cambiato e che quel vecchio potere di comando è solo nelle loro teste.

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